mercoledì 16 febbraio 2011

Di Cosa Ci Dobbiamo Vergognare

Oltre un milione di donne ieri sono scese in piazza, e non solo donne, mobilitate per difendere i loro diritti e la loro dignità. Che tristezza!
Sono bastate tre veline dei servizi e tre settimane di propaganda sui giornali per muovere la massa. 

Mai vista una tale mobilitazione, anche per altri e ben più gravi problemi. 

Non per la sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce che si possono violare i diritti umani di cittadini o gruppi di cittadini e poi coprirli con il segreto di stato; non per la depenalizzazione del colpo di stato; non per aver ceduto la sovranità del popolo ad un organo sovranazionale ed autoreferenziale, ecc.. 



“Se non ora quando”. A questo grido le donne sono scese in piazza chiedendo le dimissioni di Berlusconi. “Offende l'Italia” si grida nelle piazze. Eh si, offende l'Italia il fatto che il Presidente del Consiglio possa essere indagato per favoreggiamento della prostituzione minorile. 

L'Italia invece non si è sentita minimamente offesa dalle indagini che ipotizzavano nei suoi confronti i reati di: 

corruzione giudiziaria, 

finanziamento illecito ai partiti, 

falso in bilancio, 

corruzione, 

falsa testimonianza, 

appropriazione indebita, 

frode fiscale, 

traffico di droga, 

concorso in strage (1992-1993), 

concorso esterno in associazione mafiosa, 

abuso d'ufficio, 

concussione aggravata e minaccia.... 

Per questi reati no. Nessuno è sceso in piazza. 

L'essere indagato per questi "reatuccci" non offendeva la dignità della nostra nazione, assolutamente no. Ma l'aver sollazzato il suo real augello con donne consenzienti, questo si, ci offende profondamente. 

Non è così. La nostra dignità di donne è stata offesa, e viene offesa quotidianamente, da quelle donne, e sono tante, che litigano per poter andare alle feste di Berlusconi, che sono pronte a qualsiasi acrobazia erotica pur di poter ottenere ciò che non meritano. Berlusconi, come qualsiasi uomo potente, è assediato da donne che sperano di infilarsi nel suo letto per ottenere vantaggi e favori, non ha alcun bisogno di pagarle. Ne approfitta? Probabilmente. Potrebbe astenersi? Si. Il problema è che il presidente Berlusconi le inserisce nelle liste elettorali o a sedere sui banchi del parlamento? Abbiamo avuto, ed abbiamo, “onorevoli” ben più impresentabili, uomini con condanne definitive per reati gravissimi. Ma di più, abbiamo avuto sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della difesa, cinque volte ministro degli esteri, ecc..Giulio Andreotti che una sentenza passata in giudicato ha riconosciuto reo di "concreta collaborazione" con esponenti di spicco di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980. 

Le donne che si offrono quotidianamente a Berlusconi non sono donne alla fame che devono piegarsi ai desideri del premier per poter mangiare. Non sono vittime, anzi. Ed è bene che questo sia chiaro a tutti.

Se c'è qualcuno che offende e calpesta la dignità delle donne sono proprie le donne. Noi ci siano offerte come merce, noi abbiamo fatto a gara per spogliarci sempre di più davanti a calendari, televisione, pubblicità. Noi corriamo a farci rifare le labbra a “canotto” e non certo perché siano belle, ed eleganti (non a caso quando una persona è elegante si dice: quella persona è fine). Le labbra a “canotto” hanno un solo messaggio da inviare al maschio che incontrano, e non è certo quello di trasmettergli la sensazione che da quelle labbra possano uscire discorsi colti ed intelligenti!

Ma il problema è un altro, ed è ancora più grave. Siamo noi. I problemi che abbiamo sono gravissimi ma, davanti a qualsiasi violenza o abuso (i nostri diritti costituzionali vengono calpestati dal governo e dalla comunità europea ogni giorno) restiamo immobili. Poi arriva un burattinaio che, attraverso una campagna mediatica e manipolando le nostre frustrazioni, ci fa scendere in piazza in oltre un milione non per difendere il nostro diritto lavoro, alla salute, all'istruzione, alla giustizia, ma alla dignità delle donne. 

E' di questo che, davanti agli occhi del mondo, ci dobbiamo vergognare. 



di Solange Manfredi

lunedì 14 febbraio 2011

Cultura e atti culturali

«Che cos’ è la cultura di una nazione? Correntemente si crede, anche da parte di persone colte, che essa sia la cultura degli scienziati, dei politici, dei professori, dei letterati, dei cineasti ecc.: cioè che essa sia la cultura dell'intelligencija. Invece non è così. E non è neanche la cultura della classe dominante, che, appunto, attraverso la lotta di classe, cerca di imporla almeno formalmente. Non è infine neanche la cultura della classe dominata, cioè la cultura popolare degli operai e dei contadini. La cultura di una nazione è l'insieme di tutte queste culture di classe: è la media di esse. E sarebbe dunque astratta se non fosse riconoscibile - o, per dir meglio, visibile - nel vissuto e nell’esistenziale, e se non avesse di conseguenza una dimensione pratica. Per molti secoli, in Italia, queste culture sono stato distinguibili anche se storicamente unificate. Oggi - quasi di colpo, in una specie di Avvento - distinzione e unificazione storica hanno ceduto il posto a una omologazione che realizza quasi miracolosamente il sogno interclassista del vecchio Potere. A cosa è dovuta tale omologazione? Evidentemente a un nuovo Potere.  
     Scrivo "Potere" con la P maiuscola solo perché sinceramente non so in cosa consista questo nuovo Potere e chi lo rappresenti. So semplicemente che c’è. Non lo riconosco più né nel Vaticano, né nei Potenti democristiani, né nelle Forze Armate. Non lo riconosco più neanche nella grande industria, perché essa non è più costituita da un certo numero limitato di grandi industriali: a me, almeno, essa appare piuttosto come un tutto (industrializzazione totale), e, per di più, come tutto non italiano (transnazionale). 
     Conosco, anche perché le vedo e le vivo, alcune caratteristiche di questo nuovo Potere ancora senza volto: per esempio il suo rifiuto del vecchio sanfedismo e del vecchio clericalismo, la sua decisione di abbandonare la Chiesa, la sua determinazione (coronata da successo) di trasformare contadini e sottoproletari in piccoli borghesi, e soprattutto la sua smania, per così dire cosmica, di attuare fino in fondo lo "Sviluppo": produrre e consumare.  
     L'identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti "moderati", dovuti alla tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è infatti falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all'edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere non ancora rappresentato da nessuno e dovuto a una «mutazione» della classe dominante, è in realtà - se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia - una forma "totale" di fascismo. Ma questo Potere ha anche "omologato" culturalmente l’Italia: si tratta dunque di un’omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l'imposizione dell'edonismo e della joie de vivre. La strategia della tensione è una spia, anche se sostanzialmente anacronistica, di tutto questo. 
Mi sembra che ci siano delle buone ragioni per sostenere che la cultura di una nazione (nella fattispecie l’Italia) è oggi espressa soprattutto attraverso il linguaggio del comportamento, o linguaggio fisico, più un certo quantitativo - completamente convenzionalizzato e estremamente povero - di linguaggio verbale. 
     È a un tale livello di comunicazione linguistica che si manifestano: a) la mutazione antropologica degli italiani; b) la loro completa omologazione a un unico modello. 
     Dunque: decidere di farsi crescere i capelli fin sulle spalle, oppure tagliarsi i capelli e farsi crescere i baffi (in una citazione protonovecentesca); decidere di mettersi una benda in testa oppure di calcarsi una scopoletta sugli occhi; decidere se sognare una Ferrari o una Porsche; seguire attentamente i programmi televisivi; conoscere i titoli di qualche best-seller; vestirsi con pantaloni e magliette prepotentemente alla moda; avere rapporti ossessivi con ragazze tenute accanto esornativamente, ma, nel tempo stesso, con la pretesa che siano «libere» ecc. ecc. ecc.: tutti questi sono atti culturali. 

Pillola Nera

Di Alessandra Daniele

- E' il momento di scegliere - dice Morpheus, mostrando a Neo le tre capsule - Pillola blu, fine della storia. Pillola rossa, scopri quant'è profonda la tana del bianconiglio.
- E pillola nera?..
Morpheus tossicchia. Si rigira sulla poltrona di finta pelle.
- ...italiano...
- Eh?
- Diventi italiano.
Neo guarda Trinity, perplesso. La ragazza si rivolge a Morpheus.
- Dobbiamo dirgli tutto.
Morpheus sospira con aria depressa. Si sfila gli occhialini a specchio.
- Neo, ti sei sempre chiesto cos'è Matrix - allarga le braccia -Questa è Matrix. Ciò che tu chiami ''realtà''. Ma non è l'unica. - Indica la pillola nera - Ne esiste anche un'altra, una sub-realtà nata da un errore del Sistema. un sub-universo con regole proprie, che derivano dalle principali routine di Matrix, ma riscritte a cazzo. Questa sub-realtà di Matrix si chiama Papix. E se scegli la pillola nera, ti rtroverai laggiù. In Italia.
- Un un errore del Sistema?... Quale Sistema?
- La Macchina alla quale siamo connessi, e che in base agli impulsi del nostro cervelo ha plasmato Matrix perché la credessimo il mondo reale, e non la vedessimo per ciò che in realtà è: una prigione.
Neo si guarda intorno lentamente. Poi chiede.
- Anche Papix è una prigione che ha l'aspetto di un mondo normale?
- E' una sub-prigione. Che ha l'aspetto di un mondo sub-normale. - Morpheus si rimette gli occhialini a specchio - L'errore di Sistema da cui è nato deriva da un'inversione fra gli spinotti corticale e spinale. Papix non è stato plasmato in base agli impulsi provenienti dal cervello, ma da un altro organo umano.
Morpheus si aggiusta sulla poltrona. Neo sbuffa.
- Insomma, mi dici com'è stato plasmato Papix?
- Col cazzo.
- Perché non vuoi dirmelo?
- Te l'ho detto, col cazzo. E' quello l'altro organo a cui mi riferivo.
Neo ridacchia perplesso.
- Quindi le regole su cui si basa Papix sono...
- Una serie di cazzate.
- Totalmente arbitrarie - aggiunge Trinity - Per esempio, se sei un politico puoi accusare qualsiasi magistrato d'essere golpista, psicopatico, eversore, e terrorista. Se sei uno scrittore non puoi neanche discutere una vecchia sentenza, o danno del terrorista a te.
Morpheus annuisce.
- Ci sono padroni che guadagnano milletrenta volte più dei loro dipendenti. E in caso di crisi economica, i sacrifici vengono chiesti ai dipendenti.
Neo riflette. Poi chiede
- Queste sono le regole... ma com'è la grafica? Gli ambienti come sono fatti?
- A cazzo. Litorali sfigurati dal cemento. Monumenti diroccati e in rovina. Quartieri alveare costruiti con la sabbia. Fiumi di percolato schiumante. Ristoranti nelle necropoli, con le tombe in teche di plexiglass. Ponti incompiuti, coi due tronconi asimmetrici che non s'incontrano. Città intere ricoperte di immondizia e macerie.
- E gli abitanti come reagiscono a tutto questo?
- Cazzeggiano. Al bar, su Facebook, in Parlamento. C'è anche chi s'incazza, ma di solito viene emarginato, perché considerato un pericoloso sovversivo che attenta al principio fondante dellla società. Uno scassacazzo.
Neo riflette.ancora. Si guarda nello specchio scheggiato che ha accanto. Poi annuncia
- Ho fatto la mia scelta. - Allunga la mano - Pillola nera. Voglio essere italiano.
- Ci avrei scommesso - dice Trinity, con una smorfia.
- Perché? - chiede Morpheus .
- Perché, da quello che gli hai spiegato, Neo ha sicuramente capito qual'è la posizioneassegnata alla donna nel mondo di Papix, e la cosa gli piace talmente che se ne fotte di tutto il resto.
Neo annuisce energicamente e sorride. Agita la mano.
- Pillola nera, pillola nera!
Morpheus lo guarda con aria schifata.
- Quella delle pillole è solo una metafora. Non devi inghiottirla davvero - indica Switch e Mouse alla console - saranno loro a disconnetterti da Matrix, e inserirti in Papix.
Al cenno di Morpheus, i due cominciano a digitare freneticamente.
Lo spazio intorno a Neo si distorce, e lo inghiotte di colpo.
Switch trasale.
- C'è stato un errore. Neo non è più qui... ma neanche in Papix.
- E dov'è finito? - Chiede Morpheus, togliendosi gli occhialini.
- E' stato intercettato da un' altra realtà alternativa - spiega Mouse.
- Quale?
- Quella fatta col culo.
Morpheus si rimette gli occhialini.
- E' un bel ragazzo. Si adatterà.

venerdì 11 febbraio 2011

Visioni per il fine settimana

Senza istruzione corriamo il terribile rischio di prendere sul serio gente istruita.

(G.K. Chesterton)
La tirannia di un principe in un'oligarchia non è pericolosa per il benessere pubblico quanto in una democrazia l'apatia del cittadino.
(Charles de Montesquieu)



Venerdì : consigli per il fine settimana.

Film, musica.


Film  : 
TITOLO   : DEFENDOR
GENERE   : Commedia ma anche Drammatico
INDIZI    : Un tipo "normale" che crede di essere un super-eroe, il suo psichiatra e un'adolescente che grazie a Defendor ritrova la gioia di vivere.


                                               




Film :
TITOLO    : IL PROFETA
GENERE    : Drammatico
INDIZI     : La prigione è scuola di vita e di morte.

                                 




Musica 
TITOLO   : MIKA
ARTISTA : Kick-Ass
INDIZI    : Colonna sonora dell'omonimo film. E' possibile trovarlo con i sottotitoli secondo me ne vale la pena.


                               


                          


Buon Fine Settimana.
PACE.
Dj Muretto

martedì 8 febbraio 2011

Che fare....

Dopo tante parole scritte sulla nostra moderna democrazia è doveroso da parte mia cercare le parole per trovare il modo di sopportarla e, forse, provare a scuoterla.
Come si può vivere meglio con questa politica?
Purtroppo ai giorni nostri è difficile trovare un rimedio a questa piaga che pare ormai insanabile, si può però provare a trovare sollievo.
L’uomo che sente il peso di questa situazione e per mancanza di forze si trova incapace di scuoterla, egli deve avere come fondamentale precetto quello di stare lontano da tutto ciò che il potere rappresenta, dai suoi infami onori, dalle inique cariche, dai vizi, dalle lusinghe e dalla corruzione che lo circondano. In questa lontananza egli dovrà cercare di avere stima di sé, della sua purezza animo e trovare onore nelle cose oneste che egli fa.
In questo egli si sentirà libero e in un giusto governo, se in lui ancora la voglia di libertà non sarà appagata cerchi allora di essere retto nel pensare, nel dire e nello scrivere.
Ma, egli come potrà pensare, dire, e scrivere in un mostruoso governo, nel quale la rettitudine è delitto?
Pensare per proprio sollievo, e per ritrovare in quel giusto orgoglio di chi pensa un nobile compenso.
Dire, solo a quelli simili a lui e quindi degni di amicizia e stima, sempre il vero.
Scrivere, per proprio sfogo;  ma, dove poi sublimi gli riuscissero gli scritti, allora provare di giovare veramente a quanti più possibile, pubblicando gli scritti.
L'uomo, che in tal modo vive la sua vita e partecipa alla politica, sarà da molti sprezzato e odiato.
Sprezzato da quelli, che non hanno come idea nessuna vera virtù e stoltamente credono inferiore chiunque viva lontano dalle iniquità, da ogni vizio, viltà, e corruzione.
Odiato da quegli altri, che avendo loro malgrado idea del retto e del bene, per esecrabile viltà d'animo e povertà di costumi, sfacciatamente seguono il peggio.
Queste saranno le prove che lo convinceranno che egli merita l'amore e la stima dei buoni.
Quel popolo che non sente la propria servitù non concepisce alcuna idea di libertà.
Il popolo per innocenza, o per sola ignoranza, è complice senza saperlo del potere perché la naturale inclinazione alla libertà non viene insegnata né coltivata.
Lo sprezzo, si deve rivolgere contro a quella piccola classe di uomini, che, non essendo ignoranti, né stolti, né inetti, ed accorgendosi benissimo di vivere servi nella tirannide, sfacciatamente ogni giorno tutti gli altri tradiscono, correndo a gara ad adulare il potere, ad onorarlo, a difenderlo.
Affermo, inoltre una cosa che potrebbe apparire a molti non vera, ma io credo verissima, ed è : che dalla stessa fedeltà con cui il popolo nella tirannide difende il suo tiranno, si deve necessariamente dedurre che essi farebbero altrettanti sforzi per la libertà, se mai l'acquistassero; e se fin dall’infanzia, invece del nome del tiranno, come cosa sacra avessero udito sempre il nome di LIBERTA’.
Il maggiore obbrobrio della tirannide, non risiede nel popolo; che in ogni governo è sempre la classe meno corrotta; ma interamente risiede in quei pochi che il popolo ingannano.
E la prova è che ogniqualvolta il potere ecceda nei suoi comportamenti i primi a provare vergogna siano sempre i ceti bassi, mentre gli uomini vicini al potere, quelli che lo bramano, cercheranno vendetta, pronti a sostituirsi al vecchio chiamandolo nuovo ma che di nuovo avrà solo il nome e di vecchio i vizi.
Io credo che la volontà di tutti o dei più può veramente distruggere l’attuale modo di fare politica.
Ma, se nelle nostre menti non si ha idea di un’altra politica, come si può arrivare ad infondere in tutti, o nei più, questo nuovo pensiero di libertà?
Purtroppo un modo veloce ed efficace di produrre tale effetto non l’ho e credo che nessuno l’abbia.
Posso affermare che non sarà con la violenza e il sangue che si otterrà la Libertà.
L’unica cosa che vedo è che maggiori saranno le ingiustizie, le rapine, la disonestà, quanto più saranno spregevoli i governi e la politica maggiori saranno le possibilità che la moltitudine delle persone si offenda.
Se mai un giorno un buon cittadino potesse divenire primo ministro ed egli avesse il sublime pensiero che ogni suo eccesso privato nuocerebbe non solo a sé stesso ma alla moltitudine e che ogni pubblico eccesso potrebbe significare la sua fine, ecco forse quel giorno il popolo inizierà ad essere educato alla libertà e al retto vivere.
Qualcuno potrebbe obiettare affermando che “Essendo queste democrazie moderate e soffribili, perché con tanto calore ed astio svelarle e perseguirle?"
Perché non sempre le più crudeli ingiurie sono quelle che offendono più crudelmente; perché si debbono misurare i mali dalla loro grandezza e dai loro effetti, più che dalla loro forza; perché, colui che ti cava ogni giorno poche gocce di sangue ti uccide a lungo andare ugualmente che colui che ad un tratto ti svena, ma ti fa stentare assai più. Tutte le facoltà dell'animo nostro intorpidite; tutti i diritti dell'uomo menomati o ritolti; tutte le magnanime volontà impedite o deviate dal vero e mille e mille altre simili continue offese, quando la vita vera dell'uomo consiste nell'anima e nell'intelletto, il vivere in tal modo non è  un continuo morire?
Credo che altre obiezioni non meno importanti mi si possano fare, certamente quella alla quale sarà difficile rispondere potrebbe essere : "E’ più facile biasimare e distruggere, che non rettificare e creare. Che la nostra democrazia sia un governo esecrabile e vizioso in se stesso, già lo sapevano tutti. Ma è vano parlare di come non si debba soffrire se non si è capaci ad insegnare come ottenere la Libertà".
Questa, o simili obiezioni, è assai facile farle, e non è così facile rispondere.
Quanto al fatto che TUTTI vedano che la nostra attuale democrazia sia una forma di tirannide, non credo sia vero.
Su come insegnare ad una moltitudine di persone come ottenere la Libertà e la Democrazia, non c’è dubbio che questo è, e sarà, un processo lento.
L'Italia è uno stato giovane e ancor più giovane è il governo democratico.
Io credo che insegnando ai nostri figli sin dalla culla il vero e universale significato di LIBERTA’ avremo un giorno politici, rappresentanti delle forze dell’ordine o semplici cittadini che sapranno accogliere, rispettare, onorare, lavorare, condividere, aiutare, cooperare, ascoltare, dialogare e dissentire.
Pace e Libertà.

Cupidigia

Figlio della cupidigia è il LUSSO.
Ogni privato lusso ottenuto dalla gestione di risorse pubbliche, altro non è che una mostruosa disuguaglianza tra cittadini. Questa disuguaglianza è superba e corrotta perché nasce dall’ingiustizia sociale, quindi dove c’è molto lusso non può sorgere una durevole libertà, e dove anche esista libertà introducendovi moltissimo lusso, questo in brevissimo tempo la corromperà e quindi la annullerà.
Solo delle buone leggi in una sana democrazia possono suddividere equamente le ricchezze frutto del lavoro e dell’imprenditoria. Il merito e la virtù devono essere incentivati dallo Stato. Inoltre, il lusso deve essere disincentivato e la politica non deve essere un mezzo attraverso il quale ottenerlo.
Un popolo misero e molle, che continua ad arricchire solamente i pochi, un popolo che onora e stima maggiormente coloro, che con maggiore ostentazione di lusso continuano ad insultarlo e che effettivamente lo spogliano anziché curarlo, un tal popolo potrà avere idea, desiderio e mezzi per reclamare libertà?
E quei grandi, che dei loro averi fanno a gara, più per vanità che per vero godimento; quei ricchi, che del superfluo si sono fatti necessità; quei ricchi che a tavola, alle feste, a letto fanno della volgarità la loro vita; possono questi concedere libertà al popolo che adorante li osserva?
I vizi crescono in proporzione al lusso, ed esso tutti li nobilita; confonde i nomi delle cose cosicché la disonestà, fra i ricchi viene chiamata galanteria; l’adulare, un saper vivere; l’essere vile, prudenza; l’essere infame, necessità; chi da queste cose ne ricava immenso vantaggio? Il potere politico che da essi ottiene l’assoluto comando.
Il lusso in una nazione corrompe tutti i ceti.
Il popolo, che all’apparenza dal lusso sembra trarne qualche apparente vantaggio, che non sa che il lusso dei ricchi non è altro che il frutto delle estorsioni fatte a lui, passate nelle casse del governo, e da esso quindi profuse fra questi secondi oppressori.
Il popolo, è anch'egli necessariamente corrotto dal triste esempio dei ricchi.
Perciò quel fasto dei grandi che dovrebbe ferocemente irritarlo, al popolo piace non poco, e stupidamente lo ammira.
Corrotti tutti i diversi ceti è impossibile che una nazione diventi mai libera se dal lusso, che è il più feroce corruttore, prima non si liberi.
Leggendo la storia in ogni secolo, vedo sempre sparire la libertà da tutti quei governi che hanno lasciato introdurre il lusso dei privati; e mai non la vedo robustamente risorgere fra quei popoli, che sono già corrotti dal lusso.
Ma, siccome la storia di tutto ciò che è stato non è forse assolutamente la prova innegabile di tutto ciò che può essere; una vera democrazia per preservare la libertà dovrebbe concedere a queste mal ripartite ricchezze uno sfogo. Persuadere i ricchi ad impiegarle in opere pubbliche; di questo saranno onorati e la loro virtù sarà vero onore. Inoltre i governi persuaderanno gli uomini poveri, che non è delitto né infamia essere tali.
Per riacquistare durevole libertà, non solamente l’attuale potere politico andrà rimosso, ma anche i ricchissimi, quali che siano; perché costoro, col lusso, sempre andranno corrompendo se stessi e gli altri.

Primo Ministro e Forze dell'Ordine


Per meglio comprendere perché la tirannide sia esecrabile, colpevole e condannabile è il caso ora di parlare del massimo rappresentante della nostra politica, sia esso attuale o passato : il primo ministro.
Una classe politica incapace non può certamente avere un primo ministro illuminato e capace; anzi egli supera di gran lunga tutti gli altri politici nella capacità e nella necessità di fare male.
Questo primo ministro, conscio del fatto di essere la massima espressione dell’inettitudine della politica e del governo castiga, perseguita, opprime, ed annichilisce chiunque l’abbia offeso e chiunque non abbia la fortuna di andargli a genio.
Quando la sua funzione, o sarebbe meglio dire la sua finzione, viene smascherata ecco che il potere necessita di un altro primo ministro, non certo migliore del precedente, ma che possa essere funzionale alle cose necessarie all’attualità dei tempi.
Ecco allora che il precedente ministro viene deriso e cacciato come incapace, senza ovviamente chiedergli conto delle ricchezze accumulate e degli errori commessi, sostituendolo con un nuovo primo ministro che per impressionare favorevolmente il popolo votante, volendo dimostrarsi migliore, innova e sovverte ogni cosa stabilita dall'altro, ed in tutto cerca di mostrarsi  dissimile. Eppure costui vuole, e deve volere, come il predecessore, arricchirsi, e mantenersi in carica, e vendicarsi, e ingannare, ed opprimere, ed atterrire. Ogni mutazione dunque nella tirannide, che è manifesta solo nel cambio del ministro, altro non è che come il mutare fasciatura ad una immensa piaga insanabile, che ne rinnova il fetore e gli spasimi.
La società moderna non comporta che agli ex-ministri venga tolta la vita, ma neppure le ricchezze nonostante esse siano frutto dell’iniquità e delle rapine, anzi alcuni ex-ministri o ex-presidenti hanno la sfacciataggine di arrogarsi del nome di filosofi. Nessuno però al loro cospetto ha il coraggio di ridergli in faccia, dicendogli chiaramente cosa sia un filosofo.
Il primo ministro attuale, precedente o futuro non è, ne potrai mai essere, un uomo buono ed onesto perché il concetto sul quale si basa la moderna democrazia non antepone il bene di tutti al bene di uno solo e non pone la verità su ogni cosa. Questa mia affermazione è facilmente dimostrabile osservando i comportamenti dei ministri. Innanzitutto nessun ministro vuol perdere la carica; che nessuna carica è più invidiata della sua; che nessun uomo ha più nemici di lui; che le accuse che gli sono rivolte sono sempre frutto di qualche maligno o di menzogna.
In questo quadro politico cresce l’abuso del potere politico, che ogni cosa vuol controllare e di ogni cittadino essere padrone.
E come può la tirannide tenere le redini del potere? Con le forze dell’ordine.
In Italia il popolo si offre spontaneamente, senza remore di perdere, o quanto meno di vedere diminuita, la sua libertà. Le forze dell’ordine, ovvero tutto quello che esercita il controllo dei cittadini in nome dello stato, sono il braccio armato, la base sulla quale si fonda la tirannide, perché il nemico è ovunque, dentro e fuori i confini e in nome della difesa della libertà vengono istituite continuamente nuove forze di controllo. La verità è che la tirannide sa di essere odiata ed è altrettanto conscia di avere nemici. Le moderne forze dell’ordine annullano l’apparenza stessa del vivere civile; il controllo esercitato disincanta il cittadino a fare cose politicamente virtuose, giuste ed alte.
Da questa infame moltitudine di controllori, vili nell’obbedire, insolenti e feroci nell’eseguire, sempre più violenti verso il popolo inerte, che dell’abuso hanno fatto legge nasce uno stato dentro lo stato che ha opinioni ed interessi diversi e del tutto contrari a quelli del bene pubblico e aggiunge iniquità al vivere sociale.
Nelle giuste democrazie dissentire fa parte del vivere comune e se il dissenso viene ad essere usato in maniera giusta ne accresce la libertà del popolo.
Accade, invece che ogni diversità nelle nostre democrazie accresce la pubblica infelicità e aumenta la pubblica servitù. Il debole perde diritti e il forte diviene ogni giorno più superbo.
Si fanno così strada nella vita sociale i prepotenti, che sono solitamente la più vile feccia della feccia del popolo, persone che non hanno vergogna alcuna a disprezzare, insultare ed opprimere i loro simili. Essi pur essendo una minoranza riescono con la loro violenza ad intimidire chiunque osi rivolgere loro una critica.
Maggiore è la violenza della politica e del governo maggiore sarà la violenza che verrà utilizzata dalle forze dell’ordine, certe di restare impunite anche davanti ad un processo pubblico.
Il paradosso è che il popolo stesso stipendia i suoi carnefici.
La tirannide, a questo punto padrona, ha effettivamente persuaso il cittadino che le forze dell’ordine siano onorevoli e giuste, create per difenderlo dal male che lo circonda sia esso reale o, il più delle volte, immaginario.
Ma una sola domanda basterebbe a distruggere questa menzogna :  “Può essere considerato onorevole esercitare con forza illimitata e ingiusta la volontà del governo e non del popolo? Ha senso sfregiare i cittadini in nome della sua libertà e della sua sicurezza privandoli della possibilità di manifestare e di dissentire delle decisioni prese in suo nome?”
La democrazia difesa con le armi in nome della sicurezza non può definirsi tale, ma è solamente il più infame e vile mezzo per detenere il potere.
A questo punto si può concordare sulla somiglianza tra le antiche tirannidi e le moderne democrazie che hanno per base la paura e le forze dell’ordine come mezzo per instillarla.

Un altro vezzo che la democrazia per vanità si concede è quello di rendersi onore, non l’onore vero che ha per ragione d’essere la vera virtù esercitata e riconosciuta onorevole da tutti, ma la brama di falso onore ovvero quello che ha per ragione la brama di essere onorato dai più.
Il fatto stesso che nella nostra democrazia i politici vengano definiti onorevoli è una volgare illusione. In nome dell’onore, essi riescono pure a spingere il popolo in coraggiose e magnanime imprese, le quali sono solitamente fatte per il loro vantaggio e per il pubblico danno. Ma, se onore vuol dire : il giusto diritto di essere veramente onorato dai buoni ed onesti e se solamente la virtù può essere base a un tale diritto; come possono i politici definirsi onorevoli?
Questo onore è falso perché instillato con la paura, che non dimentichiamo è la base dei nostri governi, perché l’onore nella tirannide impone che mai si manchi di fedeltà al potere; la fedeltà deve essere liberamente giurata, non estorta dalla violenza, non mantenuta dal terrore, non illimitata, non cieca e soprattutto la fedeltà ha da essere reciproca.
Manifestamente dunque è falso quell'onore che comanda di serbare rispetto, ed amore, e fede a chi non serba, o può impunemente non serbare, alcuna di queste tre cose a nessuno. Da questo falso onore nasce poi la falsissima conseguenza, che si venga a credere legittima infrangibile e sacra quell'autorità, che l'onore stesso costringe a mantenere e difendere.
Il vero onore porta libertà, grandezza d’animo e il bene per i cittadini.
Il falso onore porta cupidigia, servitù e viltà d’animo.

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